Lo scorso 14 marzo 2022 si è svolta la presentazione del nuovo Report della School of Management del Politecnico di Milano durante un convegno a cui hanno preso parte, tra gli altri, i numerosi sponsor della ricerca.
Il 2021 è stato un altro anno positivo per il mercato dei minibond, ci sono state nuove iniziative di filiera e nuove emissioni sottoscritte da Invitalia nella misura di ‘Fondo Patrimonio PMI’ che fra il 2020 e il 2021 ha coinvolto 154 imprese, per un controvalore complessivo di € 264,5 milioni.
Cosa significa minibond? L’Osservatorio definisce i minibond come obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine di importo inferiore a € 50 milioni, emessi da società italiane di capitale quotate o non quotate in Borsa o cooperative non quotate, tipicamente PMI ovvero piccole e medie imprese, con fatturato superiore a 2 milioni di euro o con almeno 10 dipendenti, con i quali possono reperire fondi dagli investitori. Si tratta di una forma di finanziamento alternativa e complementare al credito bancario che consente di accedere al mercato competitivo degli investitori professionali.
Rispetto alla regolamentazione normativa, le novità più rilevanti che si sono registrate nel 2021 riguardano gli aggiornamenti sui provvedimenti emergenziali legati alla pandemia Covid-19.
Il 2021 ha infatti rappresentato inevitabilmente un anno di fondamentale importanza per la finanza emergenziale, garantita ed agevolata sia tramite il canale bancario che alternativo, nonché un banco di prova importante per testare la validità delle misure introdotte e la resilienza delle imprese italiane alle distorsioni del mercato causate dalla pandemia.
Tra le novità del 2021, oltre alle varie proroghe delle garanzie (l’ultima fino al 30/6/2022) e all’estensione della durata dei prestiti sottostanti fino a 8 anni (15 per prestiti fino a € 30.000 coperti dal Fondo di Garanzia MCC), le principali novità hanno interessato da un lato l’ammissibilità in garanzia dei finanziamenti destinati in quota parte alla rinegoziazione o consolidamento di debito pregresso, purché se ne riduca il costo e/o aumenti la durata ed il credito aggiuntivo sia almeno del 25%, dall’altro la possibilità per lo Stato di convertire le garanzie in altre forme di aiuto come le sovvenzioni entro il 31/12/2022.
Nel Report di quest’anno si segnalano due approfondimenti specifici: uno sull’andamento degli investimenti in conto capitale e dell’occupazione dopo l’emissione, dove si documenta la capacità delle società emittenti di minibond di creare nuovi posti di lavoro, uno sul tema dei minibond green, a testimoniare l’attenzione che il mercato finanziario riserva nei confronti della sostenibilità e che sta contagiando anche i minibond.
Per quanto riguarda l’occupazione, i dati mostrano che le emittenti del triennio del 2016-2017-2018 hanno generato quasi 8.000 nuovi posti di lavoro, con un incremento del 19,3% rispetto all’organico al momento dell’emissione.
Il capitale destinato all’incremento di immobilizzazioni materiali (come impianti e strumentazioni) e immateriali (come costi di ricerca e sviluppo capitalizzati, brevetti o avviamento da acquisizioni) è infatti un importante elemento stimolatore per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro.
I green bond sono titoli obbligazionari emessi per finanziare progetti con un impatto positivo in termini ambientali. Sono collocati sia da imprese private sia da Stati sovrani o organizzazioni internazionali (il primo green bond è stato emesso dalla Banca Europea per gli Investimenti nel 2007). Esempi di progetti green possono essere: l’installazione di impianti per la generazione di energia rinnovabile, un progetto di efficientamento energetico, un investimento per incrementare il riciclo di rifiuti o promuovere l’economia circolare. La crescente attenzione del mercato finanziario verso la sostenibilità e i temi ESG (Environmental, Social, Governance) sta alimentando le emissioni di green bond anche legate ai progetti del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), tanto che si prevede una crescita consistente nel 2022.
Fino al 2017 non ci sono state emissioni dedicate a progetti green; dal 2018 al 2020 compaiono 9 titoli qualificabili come green, per una raccolta di € 125,8 milioni. Nel solo 2021 si sono registrate ben 14 collocamenti per un controvalore complessivo di € 77,85 milioni, il che evidenzia non solo l’inizio di un ciclo favorevole, ma anche l’arrivo di emissioni di importo contenuto, destinate quindi a finanziare progetti di più piccola taglia rispetto al passato.
La ricerca ha identificato 832 imprese italiane che alla data del 31 dicembre 2021 avevano collocato minibond; di queste, 520 (il 62,5%) sono PMI in base alla definizione UE.
Nel corso del 2021 ben 200 imprese risultano aver collocato minibond sul mercato italiano (di cui 163 si sono affacciate sul mercato per la prima volta), in aumento rispetto alle 173 del 2020. Si tratta di un record storico, a maggior ragione se poi si vanno a sommare le PMI interessate dalla misura Fondo Patrimonio PMI prima citata. Le emittenti del 2021 sono per il 52,0% S.p.A., per il 45,0% S.r.l. (tipologia in forte aumento) e per il 3,0% società cooperative.
Il 2021 è stato quindi un anno di ulteriore ‘diffusione’ della conoscenza dei minibond fra le imprese, in particolare fra quelle più piccole, come evidenzia la crescita nel numero delle emittenti strutturate come Srl.
Si è visto un buon aumento delle emittenti che presentavano un fatturato di conto economico fino a 10 milioni di euro e c’è stato un recupero per le imprese con ricavi fra i 100 e i 500 milioni di euro.
Per quanto riguarda il settore di attività, il comparto manifatturiero resta quello maggiormente rappresentato (41,5% del campione 2021), seguito dal commercio (14%); mentre dal punto di vista della la localizzazione geografica delle emittenti: la Lombardia riconquista il primato per numero di emittenti (45), ceduto lo scorso anno alla Campania che ora torna seconda (39); terza l’Emilia Romagna (27).
Nel 2021 hanno acquisito ulteriore spazio i basket bond, cioè progetti di sistema volti ad aggregare le emittenti per area geografica o per filiera produttiva, anche attraverso operazioni di cartolarizzazione, soprattutto nel CentroSud, grazie ai Basket Bond regionali.
Fino ad oggi sono state contate 11 iniziative che hanno catalizzato oltre 1,2 miliardi di euro di risorse.
Le emissioni di minibond censite dall’Osservatorio durante l’anno 2021 di importo inferiore a € 50 milioni risultano essere 219.
Nel corso del 2020, anno della pandemia, si erano registrate invece 191 emissioni; l’incremento è quindi pari a +14,7%. Il primo semestre 2021 ha sostanzialmente replicato i flussi del 2020, mentre c’è stato un buon aumento nel secondo semestre. Nel mese di luglio e di dicembre si sono registrate ben 40 emissioni e solo il mese di dicembre del 2017 ha fatto meglio.
Per quanto riguarda la tipologia di strumenti finanziari, si tratta nella grande maggioranza di casi di obbligazioni.
Secondo l’Osservatorio del Politecnico nel 2022 sono in scadenza, e quindi da rifinanziare, minibond sotto i 50 milioni per 404 milioni.
Per quanto riguarda la cedola, nella maggioranza dei casi è fissa ma in 39 emissioni del 2021 è indicizzata.
Cresce leggermente la remunerazione (la media è 3,65% rispetto a 3,61% dell’anno prima) anche grazie a numerose emissioni che prevedono garanzie pubbliche rilasciate dal Fondo di Garanzia nazionale, da SACE, dalle finanziarie regionali o privatamente dalle emittenti stesse.
Nel 2021 si è evoluta la filiera degli attori presenti sul mercato dei minibond. La figura centrale nel processo rimane chiaramente quella dell’impresa emittente, la quale potrà farsi affiancare da consulenti (di natura finanziaria e legale) sia per le attività propedeutiche all’emissione, sia per il collocamento dei titoli sul mercato. Gli investitori giocano pure un ruolo importante, essendo i ‘clienti’ finali del processo. A seguire i fornitori di servizi più specifici (quali le banche agenti, le banche depositarie e le credit rating agencies) e tutti coloro che contribuiscono indirettamente a rendere efficiente il mercato: enti di natura pubblica e portali informativi specializzati.
Le tensioni geo-politiche degli ultimi giorni, accompagnate da fattori contingenti che impattano in maniera negativa sulle imprese (in primis l’impennata dei costi di energia e materie prime) non consentono di fare previsioni affidabili sul 2022.
Ciononostante, l’Osservatorio ritiene che siano maturi i tempi per dare un più facile accesso ai minibond anche ai piccoli risparmiatori. Si può cogliere un segnale di apertura con la normativa sui portali per la raccolta di capitale online, che da poco consente ai portali di crowdfunding di collocare anche minibond delle società per azioni, ma solo a determinate condizioni.